Buona Pasqua con Angela White vestita da coniglietta

Buona Pasqua a tutti! Quest’anno non ho trovato filmati di mamme porche in tema pasquale, quindi ho deciso di accontentare coloro che aspettano con ansia il nuovo capitolo del racconto della prof in calore e dedicare questo aggiornamento a loro!

Per qualche oscura ragione questo articolo non si è auto pubblicato il giorno di Pasqua, lo avevo scritto un paio di giorni prima, dovendo partire per fare una vacanzina e non lasciarvi a bocca asciutta… Comunque, meglio tardi che mai!

Non mi sentivo così quieta da svariati mesi, ero finalmente sessualmente soddisfatta e pronta a continuare le lezioni. Trovai fuori ad aspettarmi il preside che voleva presentarmi il signore che avevo notato poco prima di entrare in bagno.

“Le presento il dottor Silvio De Bellis, professoressa”

“Bianchi, piacere. Scusatemi, ma ho lezione e devo andare”

“Ma non ha l’ora libera adesso?”

“L’avevo, ma l’ho scambiata con la professoressa Cortinovis, non se la sentiva di fare lezione in 5H”

“Come la capisco! vedo che lei invece non si lascia spaventare!”

“Ne parliamo un’altra volta sig. preside!”

“Si ha ragione, la lascio al suo lavoro, ma mi raccomando, poi non vada via, perché il dottor De Bellis, anche se adesso è rimasto in silenzio, ha piacere di parlarle”

“Non c’è problema, a dopo allora!”

Mentre mi accingevo a raggiungere la classe, mi chiedevo chi fosse questo tizio, perché sembrava tanto importante per il preside e cosa mai volesse da me, era sicuramente un bell’uomo e questo incuteva in me della buona curiosità, per il resto era davvero un dottore, nel senso di un medico oppure qualcos’altro? Boh, l’avrei scoperto in seguito.

Le ore di lezione trascorsero tranquille senza che niente mi distogliesse l’attenzione, soddisfatta andai in sala professori a prendere le mie cose e trovai ad aspettarmi Silvio De Bellis.

“Ah buonasera dottore, avevo dimenticato che dovevamo incontrarci, volevo solo dirle che a fine lezioni non posso restare a lungo perché ho da prendere il tram per tornare a casa.”

“Ma non si preoccupi professoressa Bianchi, se facciamo tardi l’accompagno io”

“Mi dica allora, a cosa è dovuta la sua visita, ho visto tanti colleghi oggi che si intrattenevano con lei, come mai vuole parlare anche con me”

“Ho piacere a conoscere tutte le persone con cui in futuro collaborerò, fa parte del mio dna, forse lei non lo sa ancora, ma ho finanziato in questa scuola un intera area dedicata alla medicina, con aule dedicate, una sezione pronto soccorso e una per esperimenti. Ho diverse mie cliniche sia in città che fuori (ricordiamoci bene di questo dottore e delle sue cliniche, perché ci saranno dei racconti dedicati ai suoi casi più scabrosi riguardanti il sesso) e ho pensato che la presenza di qualcosa del genere in una scuola non possa fa altro che rendere migliore l’educazione dei nostri figli.”

“Quindi l’area est della scuola in cui ci sono dei lavori fanno parte del suo progetto?”

“Esatto! Alcune aree sono terminate, altre sono ancora in lavorazione, vuole fare un sopralluogo?”

“Come no? Sono molto curiosa di vedere lo stato dei lavori”

“Prego mi segua”

Ecco, finalmente potevo vedere meglio quella parte della scuola e magari scoprire di più.

“Mi perdoni se le faccio delle domande, ma fa parte del mio lavoro di medico, tante persone chiedono la mia consulenza, soprattutto donne per i problemi pi˘ disparati, soprattutto legati alla sfera sessuale.”

“Adesso che me lo dice, ricordo di aver letto il suo nome in qualche articolo e riguardava proprio consigli sul sesso… comunque mi dica”

“Ho notato alcuni segni quando l’ho vista uscire dalla classe dove aveva fatto lezione, poi mi è sovvenuto che poco prima era uscito un singolo ragazzo, quindi ho fatto una semplice considerazione… ufficialmente per me lei ha fatto una ramanzina allo studente, tenga però presente che se ha bisogno di aiuto a contenere alcune pulsioni, io sono disponibile ad ascoltarla nella mia clinica, non Ë la prima e non sarà neanche l’ultima donna che ad un certo punto della sua vita si trova ad affrontare una simile esperienza, la mia stessa sorella, che sicuramente conoscerà, è sotto cura.”

“Perché dice che dovrei conoscere sua sorella?”

“Beh, è l’unica De Bellis in questa scuola… “

“Ah, la bidella!”

“Non mi piace quel termine, è molto riduttivo e fuorviante per le sue mansioni, in realtà poi verrà ad aiutarmi nella nuova area dell’edificio, lei è un’infermiera, lavora qui per seguire una mia cura speciale e per monitorare i lavori e i laboratori sperimentali”

Mi sentivo troppo osservata da questo fantomatico medico, sembrava avesse capito subito la mia imbarazzante situazione, ma dovevo concentrarmi sui luoghi che mi stava facendo visitare. Non vedevo armadietti da nessuna parte…

“Vede professoressa, qui ci saranno le aule per le lezioni speciali, sono solo due, qui ci sarà l’ambulatorio e… “

“e da quella parte? Sembra l’unica area conclusa, ci sono per caso degli armadietti?”

“armadietti? che strana richiesta… no di là ci sono i bagni, che per l’impianto idrico sono stati fatti prima e un’area sperimentale che ho voluto realizzare per dei miei test”

Ecco, niente armadietti, a questo punto era chiaro che la chiave veniva utilizzata per altro e sicuramente dentro questo settore, in più c’era di mezzo la bidella, quindi due più due fa quattro… chissà che esperimenti venivano fatti li dentro!

“Oh cavolo, si è fatto tardi, devo sbrigarmi a tornare!”

“Come offerto prima, posso darle un passaggio se lo desidera”

“No grazie, non ce ne bisogno, buona serata!”

“Buona serata a lei e si riguardi!”

In realtà ero in ritardo mostruoso, ma non me la sentivo di accettare il passaggio, avevo disagio nello stare accanto al dr De Bellis, un po’ perché provavo attrazione, un po’ perché sembrava leggermi nel pensiero.
Presi la borsa e il soprabito dalla sala professori e corsi in direzione della stazione dei tram. Arrivai con l’affanno e avevo il timore che ormai fosse troppo tardi. Fortunatamente in lontananza vidi che stava per arrivare l’ultimo trenino, così mi rilassai sedendomi su una delle panchine. La corsa mi aveva accalorato e lo strofinio delle gambe nella zona pubica mi aveva risvegliato nuovamente delle voglie, ero proprio incorreggibile. Intanto alle mie spalle sentivo che il tram era arrivato. C’erano solo un paio di passeggeri, l’autista era già uscito e si dirigeva al bar vicino alla fermata, si era dimenticato di sbloccare le porte, perché una volta chiuse non riuscivo ad aprirle premendo l’apposito pulsante. Dopo un paio di minuti mi accorsi che sul fronte del tram, nell’area dove scorrono i nomi delle fermate, c’era scritto un bel fuori servizio… cazzo era l’ultimo! Presi il cellulare per chiamare mio marito e vedere a che punto era e se riusciva a passare prima da me per darmi uno strappo a casa. Mentre aspettavo che rispondesse l’autista era uscito dal bar e con beata calma si stava fumando una sigaretta. Sembrava avesse capito che volessi entrare in vettura, perché mi fissava con molta insistenza, poi prese anche lui il cellulare per fare una chiamata. Nel frattempo rispose mio marito, lui era bloccato nel traffico, stava per chiamarmi anche lui per avvisarmi che avrebbe fatto tardi, un incidente in autostrada aveva creato una coda chilometrica. Dissi che a quel punto avrei preso un taxi, sarebbe costato un botto, ma non me la sentivo di aspettare tanto tempo in stazione, non era a quell’ora in miglior posto per una donna.
Mi si avvicinò l’autista:

“Signora, ho visto che pensava di prendere il tram, non potrebbero entrare passeggeri, però io devo riportare il mezzo in centrale, quindi fino a lì la posso anche portare e se la sua fermata è nel tragitto tanto meglio!”

“Grazie mille, è molto gentile, la centrale va benissimo, si trova proprio prima della fermata che utilizzo io per scendere, addirittura è molto più vicina alla mia abitazione!”

“Buono a sapersi, entri pure che tra un minuto partiamo, io mi chiamo Pasquale”

“Piacere, io sono Luisa”

Che culo che avevo avuto!

“Bene signora Luisa, si metta comoda, se si siede vicino alla cabina di guida possiamo fare quattro chiacchiere”

“Ma non si dovrebbe non disturbare l’autista mentre guida?”

“He, he, in autobus magari, qui siamo su rotaie, bisogna stare solo attenti alla velocità e agli incroci, è molto noioso stare alla guida di un tram, l’unico divertimento e buttare un occhio ai monitor di sorveglianza, soprattutto la mattina quando c’è la calca degli studenti, ne succedono di tutti i colori”

Cavolo! Non avevo pensato che sul mezzo ci fossero le telecamere, normalmente sono tutte in prossimità delle porte d’entrata per non farle chiudere quando c’è gente, adesso non ricordavo dove ero messa le volte in cui avevo fatto la porca… provai ad azzardare.

“Ma cos’è che succede in particolare?”

“Si accalcano quasi sempre tutti alle porte, alle volte qualcuno appena si aprono cade o lo spingono fuori per fare uno scherzo. Per non parlare dei pendolari, le donne cominciano a gridare e spingere per farsi strada, gli uomini invece se possono ne approfittano e si mettono schiacciati tra le ragazzine”

“Hai capito i maschietti!”

“Si ci provano, magari qualche mano morta o palpatina capita”

“Eh, ci provano sempre”

“Già, le donne invece sono più dirette!”

“In che senso?”

“Quando è protagonista una signora ci va sul pesante, altro che palpatina! Oh adesso faccia attenzione che entriamo nel parcheggio tram della stazione, dobbiamo fare una curca molto stretta”

“Che buio che c’è qui!”

“Si ci vuole un po’ che si accendano in automatico i fari, eccoli! Le apro le porte, aspetti un attimo che spengo tutto e passiamo dagli uffici per poi uscire dall’altra parte. Prego mi segua. Qui c’è la sala controllo dove lavorano gli altri colleghi, le presento Cristian, si occupa del monitoraggio e Rasul della sicurezza”

“Piacere Luisa”

mi presentai ai due signori di turno, Rasul era un omone di colore, era proprio adatto a occuparsi della sicurezza, sembrava un armadio… l’altro invece era un mingherlino con una pancetta parecchio pronunciata.

“Quanti monitor che ci sono in questa stanza!”

“Le sembrerà un’esagerazione, ma in realtà sono fin troppo pochi rispetto a tutte le telecamere installate nelle varie fermate e nei tram”
“A proposito Cristian, dicevo alla signora Luisa proprio prima di arrivare in centrale delle donne che fanno le cose sconce che ogni tanto ci capita di vedere, prima di andare via le facciamo vedere qualcosa?”

“Oh certo! Nessun problema, prego Luisa si sieda che le faccio partire i filmati”

Con titubanza e un filo di imbarazzo mi accomodai e aspettai che il video iniziasse. Pochi secondi dopo, su tutti i monitor partirono delle sequenze, erano video differenti, cinque per la precisione, che venivano ripetuti sui vari schermi, due filmati riprendevano una persona che conoscevo benissimo… ero io… nel filmato con il negrone del giornale non ero riconoscibile, ma in quello con il ragazzo con la cartella si vedeva benissimo che ero io… In quel momento mi sentivo osservata, avevo i tre tizi alle mie spalle e quando mi girai li trovai tutti e tre con i calzoni abbassati e il cazzo di fuori, se lo menavano lentamente e mi guardavano sorridendo. Il mingherlino aveva un pene lunghissimo ma non molto spesso, mentre quello di Rasul aveva una circonferenza enorme. Pasquale era l’unico ad avere un cazzo nella norma e fu proprio lui a parlare:

“Non sa quante seghe si è fatto con il suo filmato Cristian, quando questa sera l’ho chiamato per dirgli che avevo in stazione la protagonista quasi si metteva a piangere!”

Ero senza parole, un calore improvviso mi si era formato nel basso ventre e la salivazione nella bocca era aumentata, che troia, non avrei resistito molto.

“Che dice signora Luisa, ci facciamo una sega in suo onore e le spruzziamo tutto in faccia come ha fatto con quel ragazzo o vuole favorire?”

Non dissi niente, con lentezza cominciai a spogliarmi, rimasi con addosso solo l’intimo, i tre si avvicinarono e lasciandomi seduta si misero intorno alla mia testa, continuavano a segarsi a pochi centimetri dalla mia faccia. Cominciai a dare dei bacietti alle cappelle, ad una ad una, poi una leccatina, poi affondai in dei gola profonda. Ormai non si segavano più, aspettavano la mia bocca per scoparmela, usavano le loro mani per tenermi la testa e guidare i colpi mentre io usavo le mie per sditalinarmi come un ossessa. All’improvviso sentì la mia bocca invasa dallo sperma di Cristian, non aveva resistito a lungo, ingoiai tutto quel nettare caldo e saporito.

“Quanto è brava e porca signora Luisa, mi permette di leccarle la fica e farla godere con la mia di bocca?”

Avevo la bocca piena e non riuscii a parlare, ma feci segno di assenso, lui si che era bravo a far godere una donna! I tre mi fecero cambiare posizione, Cristian voleva leccarmi il buco del culo, ogni tanto mi infilava il dito e mi piaceva, non avevo mai esplorato quella parte del corpo e, forse mi riterrete ingenua, non pensavo che di lì a poco l’intenzione fosse di incularmi… L’urlo di Rasul mentre mi scaricava in faccia la sua densa sborrata fu sovrastato dal mio dopo che Cristian, con una mossa fulminea, infilava nel mio ano il suo lungo cazzo!

“Non pensavo fosse vergine di culo Signora Luisa, ma adesso passa, non si preoccupi”

In effetti dopo il primo “Zack” cominciavo a sentire piacere, un piacere diverso rispetto alla solita penetrazione vaginale. Rasul intanto utilizzava il suo largo pene come un cucchiaio e spingeva lo sperma che avevo in faccia nella mia bocca. Era denso e grumoso, non era tanto buono, ma mandai tutto giù come fanno le brave troie. L’unico che non era ancora venuto, Pasquale, si sistemò sotto di me per mettermelo nella fica, era la mia prima doppia penetrazione e mai avevo goduto così tanto! Rasul aveva ripreso vigore e cercava nuovamente senza successo di infilarmelo tutto in bocca, ma il suo cazzo era troppo largo.

“Ehi Rasul! Vuoi provare a vedere se riesci a sfondare la fica della signora Luisa?”

“Certo, spostati che mi infilo io!”

Con non troppa la fatica la mia vagina riuscì a risucchiare il grosso cazzo di Razul che cominciò a stantuffare con grande vigore facendomi ottenere due orgasmi ravvicinati. Pasquale aveva avvicinato il suo pene alla mia bocca e me lo faceva succhiare tra una menata e l’altra, era resistente a venire. Un “plop” si sentì dal mio culo, Cristian era uscito perché vicino a godere e si era avvicinato anche lui al mio viso per strusciare sulla mia bocca il suo cazzo pieno di umori anali.

“Aspettatemi ragazzi, veniamo tutti e tre insieme”

intervenne Rasul mentre dava gli ultimi colpi alla mia fica. Adesso gli avevo tutti intorno che se lo menavano.

“Fai ahhh, tieni bene aperta la bocca che ti sborriamo tutti dentro”

Squillò il telefono, Rasul andò verso la mia borsa e mi porse il cellulare.

“E’ mio marito…”

“Dai rispondi, ti veniamo in faccia mentre rispondi a quel cornuto”

“Ciao caro, dove sei? Ah si sta smaltendo la coda? Io ho trovato il passaggio grazie alla gentilezza dell’autista del tram.”

Cristian cominciò a eruttare sperma, il bastardo mirava su tutta la mia faccia, sentendomi esitare, mio marito chiese spiegazioni

“Niente caro, mi stavano offrendo qualcosa di caldo da mangiare… Si va bene, ci vediamo più tardi allora!”

“Adesso arriva qualcosa di bello caldo cara mia gran mignotta, apri la bocca!”

Rasul stava per spurgare il suo fiotto denso, questa volta direttamente sulla mia lingua, densissimo sperma si depositava in attesa di essere ingoiato. Forse per la mia esagitata eccitazione, la sua sborra mi sembrava molto più buona di prima.

“Sto per venire anch’io”

dichiarò Pasquale

“Finalmente! Fammi sentire che sapore ha il tuo sperma”

“Apri bene la bocca!!”

Non aspettavo altro, Pasquale teneva fermo il suo pene vicino alla mia lingua, lo stringeva senza muoverlo, guardavo con attenzione la punta del glande, qualche gocciolina cominciava a spuntare, poi lentamente cominciò a fluire un liquido trasparente e gelatinoso che veniva riversato nella mia bocca. Mano a mano che scendeva io ingoiavo, era una strana venuta dal sapore molto dolce.

“Ti è piaciuta la mia prima sborrata?”

“Prima?”

“Si! Adesso preparati alla seconda”

E comincia a segarsi in maniera forsennata, poi dopo dieci secondi l’urlo liberatorio! Una copiosa e bianchissima sparata di sperma mi colpisce su tutta la faccia, una quantità che neanche da Giangrande avevo visto. Con le dita cerco di raccoglierla tutta per portarla alla bocca e assaporarla per benino, era cremosa e deliziosa, che gran porca!
Quanto avevo goduto, avevo raggiunto l’ennesimo apice che difficilmente avrei superato. Una volta lasciati i tre, mentre mi incamminavo verso casa pensavo proprio a questo, quando mai avrei scopato ancora con tre cazzi e poi mi sentivo in colpa, sentire chiamare mio marito cornuto non era giusto, mi sentivo sporca e ricordai quanto mi aveva detto il dottor De Bellis. Non mi ero resa conto che una delle stradine che portavano a casa era frequentata da puttane, ce n’erano almeno tre, belle stangone con mega tette. Una di questa stava mostrando la mercanzia a un’automobile che si era fermata nelle vicinanze. Mi prese un colpo quando alzò la gonna, perché tirò fuori dalle mutande un cazzone enorme! Altro che puttane, questi erano dei trans ben dotati! Alzai il passo verso casa, mentre in testa mi veniva strani pensieri peccaminosi…

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