La Professoressa in calore, episodio 5

A grande richiesta proseguono le avventure della nostra professoressa con le sue strane situazioni scabrose che nell’ultimo periodo si presentano piĂą nel tram, che utilizza per spostarsi che a scuola, dove si nasconde un incredibile segreto che non aspetta altro che essere scoperto.

Pensavo che con il passare del tempo la mia carica erotica potesse cominciare a scemare, invece piĂą passavano i giorni e piĂą mi eccitavo per qualsiasi cosa. Fortunatamente ero brava a trattenermi e davo sfogo ai miei piĂą bassi istinti quando arrivavo a casa in solitarie masturbazioni o quando ero fortunata con il mio maritino. Alle volte mi capitava di dover usare il bagno dei professori per un veloce ditalino liberatorio, ma non accadde piĂą di beccare in flagrante la bidella. Cercavo infatti di distrarmi facendo l’investigatrice alla ricerca di qualche indizio sulle famose chiavi che giravano e questa cosa mi faceva a volte fare tardi. Speravo sempre che succedesse qualcosa un po’ fuori dall’orario classico scolastico perchĂ© durante l’ultimo incontro con i genitori avevo visto piĂą movimento. Durante il ritorno in tram nelle giornate in cui facevo tardi, la mia mente fantasticava sui pochi presenti nella carrozza, quasi sempre gente di colore, il che mi faceva pensare alla diceria che loro lo hanno molto grosso. C’era un signore che attraeva la mia attenzione piĂą di tutti, forse perchĂ© lo avevo quasi sempre di fronte, lo vedevo poco in viso, leggeva il giornale ed era coperto alla mia visuale. Ogni tanto quando voltava pagina alzava leggermente i fogli e potevo vedere il suo pacco e in quei pochi istanti avevo l’impressione che avesse qualcosa di enorme nascosto nei pantaloni. Qualche settimana dopo i nostri sguardi si incrociarono per pochi secondi, doveva essersi accorto che prima stavo fissando dove non dovevo… ma non successe niente. Un paio di giorni dopo feci nuovamente tardi a scuola, avevo visto che la bidella parlava con uno degli studenti piĂą grandi e volevo carpire qualcosa di piĂą perchĂ© parlavano proprio di chiavi:
“Devo avere assolutamente la chiave”
“Tu sei pazzo, lo sai benissimo che questa volta non è proprio il caso, il perchĂ© lo sai vero?”
“Certo che lo so, è proprio per questo che ci devo essere, quando mai mi capiterĂ  di poter fare una cosa del genere!”
“Tu non devi essere normale! Sei malato e un porco!”
“Senti chi parla, la regina delle maiale”
“Sono fiera di essere una maialona, ma tu superi ogni perversione con la tua richiesta!”
“Allora trovati qualcun’altro che ti scopi e soprattutto ti faccia godere come solo io so fare con te. In un modo o nell’atro io ci devo essere, a costo di pagare per avere questa opportunitĂ !”
“Lo sai che non è una questione di soldi, io non te ne chiederei mai!”
“Ma infatti non parlavo di te! Basta trovare chi altro ha la chiave e prendere il suo posto!”
“Shh, ho sentito un rumore, ne parliamo domani”
Eh si, mi si era spaccato proprio in quel momento il tacco, un vero peccato, perchĂ© forse ne sarei venuta a capo. Lentamente arrivai alla fermata del tram e feci appena in tempo a prenderlo, altrimenti avrei dovuto aspettare l’ultimo che passava dopo ben 40 minuti. Ritrovai come al solito l’uomo di colore che leggeva il giornale e anche questa volta mi beccò a fissarlo nelle parti basse, doveva essere stata una conferma per lui, perchĂ© da quel momento qualcosa cambiò. Durante il tragitto ogni tanto si accarezzavo il basso ventre e portava sempre piĂą su il giornale permettendomi di vedere meglio. Questa volta potevo ammirare qualcosa di veramente enorme crescere, arrivava sulla coscia e si poteva intravedere dai suoi jeans, sembrava si fosse infilato un salame che lui accarezzava per tutta la lunghezza. Io ero un bagno, mi ero eccitata da morire e quando arrivai a casa mi sparai un ditale da paura! l giorno dopo feci piĂą presto, ma non volevo prendere il primo tram disponibile perchĂ© lui non c’era, così aspettai il successivo. Nel frattempo per ingannare l’attesa mi presi un milk-shake al MCDonalds che c’era nelle vicinanze, adoravo quel frullato, soprattutto all’essenza fragola. Ero salita sul tram, ma lui non c’era, mancava poco alla partenza ed avevo perso ogni speranza quando finalmente lo vidi apparire dal fondo della carrozza quando mancava poco alla chiusura delle porte. PiĂą si avvicinava, piĂą la mia fica si bagnava, il tram era partito, quindi il movimento sussultorio procurava difficoltĂ  a farlo camminare, finchĂ© finalmente non arrivò, tirò fuori il biglietto cercando di inserirlo nella fessura della macchinetta per obliterarlo. Avevo il suo pacco proprio davanti agli occhi, pochi centimetri mi separavano da lui. Mentre cercava di infilare il biglietto avvicinava sempre di piĂą il bacino alla mia faccia arrivando a toccarla quando il tram sussultava piĂą del normale. Non ce la facevo piĂą, mi veniva voglia di mordere quell’enorme serpente che aveva nei pantaloni! Lui doveva averlo capito, perchĂ© quando riuscì finalmente a obliterare il biglietto si mise a sedere accanto a me. Mi guardò e sorrise, prese dalla tasca posteriore il solito giornale e lo aprì perbene, era seduto alla mia destra, mi invitò a tenerne un lembo con la mia mano, voleva liberarsene una per potersi abbassare la cerniera dei pantaloni. Avevo il cuore in gola, ma a palpitare era la mia figa! Con la sinistra avevo ancora in mano il frullato e succhiavo forte dalla cannuccia per il nervosismo, lui sembrava si muovesse al rallentatore, quella zip non aveva piĂą fine… poi ci infilò la mano dentro e tirò fuori una massa di carne color ebano dalla cappella rossa. Riprese possesso del giornale e mi sorrise, indicò con lo sguardo il suo grosso cazzo come ad invitarmi ad agire. Mi guardai attorno, il tram era quasi deserto e il suo giornale copriva la visuale ai pochi presenti che comunque erano seduti molto distanti. Cominciai ad accarezzare l’enorme verga, che prendeva sempre piĂą forma irrigidendosi. Pensavo diventasse piĂą grande, il cazzo era comunque enorme, ma ero abituata a vedere il pene di mio marito diventare dieci volte piĂą grosso rispetto a quando era moscio e pensavo fosse con tutti così, mentre in realtĂ  il cazzo del negrone era diventato duro senza acquisire molto piĂą volume, anche se la cappella faceva comunque paura! Mentre facevo su e giĂą con tutte e due le mani istintivamente abbassavo la testa e davo delle grandi leccate a quella parte superiore del pene da cui fuoriusciva una bava filamentosa dal sapore etnico. Ogni tanto provavo a infilarmelo in bocca, ma non ci riuscivo nonostante lui con il bacino forzasse spostandolo verso l’alto. Probabilmente aveva una gran voglia di essere spompinato, ma col quel mostro tra le gambe pochi esseri umani sarebbero stati in grado di farlo! Quindi continuai con la pratica della sega a doppie mani con leccata, finchè dai suoi spasmi non capii che era vicino alla venuta. Non sapevo cosa aspettarmi e non volevo rischiare succedesse un disastro, così presi il bicchiere del Milk-Shake togliendo la plastica superiore dove si infila la cannuccia, lo avvicinai alla cappella e continuai la sega fino a farlo sborrare nel bicchiere. Dopo due schizzi sparati con grande prepotenza, il resto uscì molto lentamente, lo sperma era densissimo e il suo biancore contrastava molto con il color ebano del cazzo. Quando vidi che non usciva piĂą niente mi avvicinai con la bocca per pulirlo, si era sporcato di frullato, quindi il tutto adesso aveva uno strano sapore nelle mie papille gustative, si mischiava il dolce, l’acre e l’etnico. Guardai il suo viso, che beatitudine! Se l’era goduta e adesso io mi godevo la sua venuta! Presi la cannuccia e cominciai a succhiare la sborra, come mi sentivo porca, era buonissima, forse anche perchĂ© c’era il retrogusto alla fragola… il tipo mi guardava stupefatto, forse non si aspettava che avrei ingoiato il suo seme in questo modo. Nel frattempo quasi perdevo la fermata, ero arrivata! Scesi di corsa e mi precipitai a casa, dove saltai quasi addosso a mio marito, volevo essere scopata e fortunatamente mi accontentò! Ne avevo proprio bisogno, altrimenti per il mio stato sarei stata capace di uscire e farmi caricare da qualche estraneo come una puttana!

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