La Professoressa in calore, episodio 8

A furor di popolo arriva il nuovo episodio della nostra cara professoressa in calore! Avete ragione, questa volta vi ho fatto aspettare davvero tanto, speriamo che vi piaccia e che ve lo faccia venire duro:

“Giangrande! Portaci i bicchieri, stiamo per venire anche noi”

Lo studente, sempre col cazzo fuori dai calzoni, prese i due bicchieri rimasti sulla cattedra e li portò ai suoi compagni di classe. Io non riuscivo a vedere nulla dalla mia posizione, ma era logico che li stessero utilizzando per contenere la loro venuta. Mentre finivano di segarsi, Giangrande torno sui suoi passi:

“Ha visto Professoressa? Ha perso la scommessa!”

“Quale scommessa? Io non ho fatto nessuna scommessa!”

“Lo dice perché non vuole pagare pegno!”

“Ripeto, non abbiamo fatto nessuna scommessa e poi quale pegno dovrei mai pagare?”

“Era lei che non credeva nella mia prestazione e quando mi ha detto che ci credeva era solo per finirla li e farmi mettere il cazzo nelle mutande!”

“Ecco, a proposito, non è ora che lo rimetti a posto?”

“Ma deve pagare pegno!”

“Ancora con questa storia? Nessuna scommessa è stata fatta e quindi non si è neanche discusso di premi e sconfitte”

Intervennero i compagni

“Ha ragione la prof, hai fatto tutto da solo, forse hai in testa quello che volevi fare, ma non lo hai detto a nessuno… che scommessa volevi fare?”

“Uffa! che ne so! Un pompino, una sega, uno spogliarello, farci vedere la fica o le tette!”

“E se non riuscivi a fare la mega schizzata?”

“Beh, a turno potevamo leccargli la fica e farla godere un bel po’!”

“Allora sei un coglione! Dovevi farlo prima, magari la prof acconsentiva e adesso ci avrebbe succhiato l’uccello a turno come la Mariella!”

Io dovevo essere diventata un rosso porpora, non per la vergogna, ma per l’eccitazione, mi sentivo addosso una pressione incredibile e la voglia cresceva.

“Uffa e che cazzo! Prof, non è che ci fa vedere almeno le tette?”

“Non se ne parla proprio! E rimettiti l’uccello nelle mutande!”

“…e se facciamo a metĂ ?”

“In che senso?”

“Visto che non abbiamo fatto le regole prima, lei ci fa vedere le tette e noi le diamo una passata di lingua sulla patatina”

“Ti ringrazio per la tua allettante proposta, ma devo rifiutare”

Mentre lo dicevo avevo la figa in fiamme e immaginavo le loro lingue che divampavano l’incendio tra le mie gambe, ma non potevo farlo, avrebbero potuto usare il cellulare per riprendere la scena o approfittare della situazione in altra maniera.
Suonò la campanella, il primo ad alzarsi fu lo studente che si scopava la bidella, prima non lo avevo notato, uscì di corsa dalla classe. Giangrande andò verso il proiettore per smontare tutto e mentre gli altri si sistemavano, parlavano del compagno appena uscito, carpivo che alla fine era l’unico che non si era masturbato.

“Lo so io perchĂ©, si sta mantenendo in forma per la sua… no non lo posso dire, vuole fare una bella prestazione per l’ala est, quindi astinenza!”

Avevo aggiunto un altro tassello a puzzle degli armadietti! Forse il nesso era proprio l’ala est della scuola, quella in ristrutturazione. Adesso avevo un posto da tenere sotto osservazione o per lo meno da controllare per vedere se ci fossero o meno degli armadi chiusi a chiave.
Mentre pensavo e ragionavo, ad uno ad uno tutti gli alunni uscivano di classe salutandomi, alla fine era rimasto solo Giangrande, che dopo aver rimesso l’iPad nella cartella si apprestava ad uscire.

“Giangrande! Ma insomma! Non vedi che hai ancora il cazzo di fuori?”

“Oh… vedo che adesso lo ha chiamato con il suo nome… l’ho tenuto all’aperto così tanto che me ne ero dimenticato, certo è ancora un po’ duro…”

Mentre cercava di infilarlo nelle mutande, notò che sull’uretra spuntava ancora una goccia di sperma, così se lo strizzò per far uscire l’eventuale liquido seminale rimasto nel canale uretrale. Per qualche assurdo motivo fece depositare lo sperma sul suo dito indice, per poi fare il gesto di metterselo in bocca. Vedendo che lo stavo fissando si fermò:

“Non ho fazzoletti, se lo infilo in questo stato sporco le mutande e poi chi la sente mamma! E poi la mia sborra è buonissima, la Mariella dice che è la più saporita di tutti, vuole favorire?”

E avvicinò il dito al mio viso. Fu lì che non resistetti, fu quasi una reazione involontaria, presi in bocca il dito e lo succhiai, lo feci con una lentezza esasperante, tanto che provocai un’erezione al povero Giangrande che ancora teneva fuori sto cazzo di cazzo e io non ne potevo più!

“Allora non è buona la mia sborra? Hai una bocca fantastica, me lo hai fatto diventare di nuovo duro!”

“Beh, non è male, ma non posso fare paragoni!”

“Scommettiamo?”

“Ancora? Ma tu sei proprio fissato!”

E lo vedo dirigersi verso i banchi tornando con i due bicchieri di plastica che aveva dato ai compagni segaioli.

“Lo assaggi e vedrà che il mio è più buono!”

Presi uno dei bicchieri e senza pensarci un attimo diedi un sorso e poi un altro svuotandolo e inghiottendo tutto. Giangrande mi guardava sorpreso, forse non immaginava che lo avrei fatto con tanta naturalezza. Poi aprì bocca:

“Allora? la differenza?”

“Tralasciando che nel bicchiere c’era dello sperma da più donatori, effettivamente il tuo mi sembrava più fruttato e gradevole”

“Ah però, che spiegazione da sommelier della sborra! riassaggi la mia”

Mi prese per mano e mi portò vicino alla cattedra, dove erano rimaste le sue precedenti schizzate, c’erano due strisciate ben visibili di denso sperma su di esse. Mi piegai e con la lingua percorsi tutta la lunghezza della striscia umida, portando alla bocca il seme del ragazzo mandandolo giù.

“Mmm, si buono! Dammi l’altro bicchiere”

“E tutto suo!”

Presi il contenitore pieno di giovane sperma e lo mandai giĂą tutto di un fiato.

“Questo era meglio del contenuto dell’altro bicchiere, ma non batte il tuo, fammi riprovare”

E diedi una lunga leccata sulla seconda striscia di sborra presente sulla cattedra, questa volta feci piĂą passaggi per recuperarla tutta. Giangrande mi guardava in maniera veramente oscena, il cazzo in tiro, ma io ero piĂą vogliosa di lui!

“Prof! Le va di farmi un pompino e bere la sborra dalla fonte?”

“No, adesso tu prima mi lecchi la figa per benino e poi me lo sbatti dentro e mi fai godere se ne sei capace!”

Mi alzai la gonna, tolsi le mutandine e mi sdraiai sulla cattedra allargando per bene le gambe. Lo studente era un po’ timoroso.

“Guarda che non ti mangia mica eh? Sei tu che la devi mangiare!”

Detto questo si buttò tra le mie gambe slinguazzando a più non posso.

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